RITRATTI DI ORDINARIA FOLLIA…IN POSA
Lascia un commento5 agosto 2014 di vincenzosardiello
Propongo il testo di presentazione della mostra “Ritratti di ordinaria follia – in posa” di Luigi Lerna e Serena Leo visitabile sino al 30 agosto presso la Cattedrale di Oria.
Il ritratto, nelle intenzioni degli autori della mostra Luigi Lerna e Serena Leo, è una “semplice” riproduzione del soggetto contemporaneo. Ma quale soggetto? L’uomo preso nella sua complessità e liquidità non riesce più ad autodefinirsi ed a trovare la propria dimensione nel mondo e vaga perso nei meandri di un mondo su cui è informatissimo ma che non conosce nella maniera più assoluta. Un mondo che fa da sfondo al caos più assoluto che domina l’interiorità di esseri vuoti che non hanno nulla da dire e che non sono in grado di autodeterminarsi.
I ritratti in questione quindi non rappresentano un soggetto, ma una idea di soggetto che non esiste più. Proprio in ragione di ciò sia Lerna che Leo non fanno altro che proporre una galleria di personaggi antropomorfi che vivono sospesi tra la realtà del mondo, fatta di paesaggi desertici per l’uno e di luoghi sfuggenti, ma inquietanti, per l’altra e la consapevolezza della perdita di qualcosa che non riescono neanche a definire. Quel qualcosa che chiamiamo senso e che qualcuno definirebbe vita.
Tutto questo conduce i protagonisti delle opere ad una malinconica ed inconsolabile solitudine che è tipica del nostro vivere contemporaneo. In realtà il ritratto, messo in posa così come è giusto che stia un modello, diventa uno specchio in cui si può riflettere l’immagine di uno spettatore che potrà non riconoscersi nelle fattezze fisiche dei personaggi, ma vivrà empaticamente il senso di angoscia per una esistenza priva di stimoli e di senso.
La mostra rappresenta una lettura dell’oggi che non lascia spazio al futuro e trova l’apice nell’ordinarietà della follia con cui si ritiene normale la perdita di soggettività per diventare tutti uguali, e ribadisce la centralità di un “Io” capace di determinarsi nel mondo insieme all’altro per poter pensare al futuro.
Senza il soggetto con la sua autonomia e la capacità di scegliere in piena libertà, l’estinzione è in agguato.
Luigi Lerna
Un inconfondibile paesaggio desertico con colori netti fa da sfondo alle opere del giovane
artista francavillese Luigi Lerna che, nei suoi ultimi lavori, ha elaborato uno stile personale incentrato sul contrasto tra la desolazione di contesto e lo sfarzo cromatico del soggetto in primo piano.
Gli attori delle opere di Lerna sono figure antropomorfe che vogliono raccontarci una storia per evadere dal deserto che è alle loro spalle e che domina la loro vita. La loro narrazione assume toni sempre differenti, con un registro tonale vario che sembra sospeso tra il serio e il faceto.
Tuttavia i veri protagonisti delle opere di Luigi sono la terra arida, la nuda roccia ed un cielo dal colore indefinito, ma dal tono inquietante, che rimanda con cinismo l’osservatore alla superficialità dell’esistenza contemporanea e all’assurdità dei rapporti sociali sempre più liquidi che conducono al deserto della ragione e del sentimento.
Si tratta di una produzione matura che a buon diritto rientra nel filone contemporaneo e che riesce a inchiodare il nostro tempo nel pieno delle sue contraddizioni e delle sue fragilità.
Serena Leo
Personaggi immaginari popolano le opere di Serena Leo, che con questo nuovo ciclo
pone al centro delle sue attenzioni una galleria di figure femminili fantasy che si scontrano con un mondo che non riescono a comprendere.
Sono tutti soggetti in ricerca di qualcosa che non riescono a comprendere e che conduce queste donne ad un malinconico rifiuto del proprio mondo. Pur nei loro abiti colorati e sfarzosi vivono il grigiore delle propria quotidianità solitaria, quasi condannate ad una ricerca dell’altro che sembra non avere fine.
Un altro che non si conosce e che teme la stranezza del loro aspetto e che sembra condannarle a priori intimorito dalla loro diversità. Dalla consapevolezza della propria differenza nasce in loro una voglia irrefrenabile di riscoprire e ritrovare la natura umana. Per questo il loro sguardo si rivolge verso lo spettatore che osserva le opere.
Proprio qui termina l’esperienza di ricerca dei personaggi e comincia quella degli spettatori.