Un malinconico lunedì
Lascia un commento21 novembre 2022 di vincenzosardiello
Ci sono giorni che scorrono uguali a sé stessi, in una folle corsa che si trasforma in settimane, mesi, anni, e giorni in cui il tempo sembra rallentare trascinandoti in un vortice di pensieri che separano ciò che sei da ciò che sarai.
Così un malinconico lunedì di novembre, con un occhio lanciato verso le imminenti scadenze lavorative e l’altro alle prossime festività natalizie, alle 7.30 del mattino ti arriva un messaggio che proprio non ti aspetti: “Pietro non c’è più”.
Allora resti lì, incredulo, e rifletti sull’immenso dolore di una famiglia e sul tempo che avresti voluto dedicare alle infinite discussioni, spesso dissacranti e inutili nel senso più nobile del termine, che ora non potranno più tornare.
La scomparsa di Pietro Filomeno, compagno di viaggio di mille presentazioni di libri, è innanzitutto la perdita di un amico fidato, spesso mio primo lettore di libri, articoli, testi teatrali. Persona franca, per alcuni fin troppo, ma allo stesso tempo leale e sempre pronta al confronto, anche duro e con toni sopra le righe.
Gran burlone e dissacratore, da direttore di fogli locali, ci ha insegnato ad esprimere con sfrontatezza il nostro pensiero, sfidando le logiche del senso comune con riflessioni basate sui fatti e niente di più.
Con lui ho condiviso una avvincente impresa letteraria. Abbiamo avuto il coraggio di portare in giro per la Puglia un libro complesso come “Racconti in punta di Cravatta”. Tantissime le presentazioni, tutte diverse, ma accomunate dal sano divertimento che ci spingeva a dialogare e “sfotterci” davanti a pubblici piccoli e grandi che alla fine entravano a far parte della presentazione stessa.
Mentre con la mente accarezzavo questi ricordi, all’improvviso mi è apparsa davanti l’immagine di un altro amico, Domenico Farina, che ci ha lasciato nei mesi scorsi. Anche in questo caso tanto rammarico per il tempo negato e che ora nessuno ci potrà restituire.
In questi stessi giorni di 9 anni fa eravamo nella “sua” Fasano per lo spettacolo “Il Cappio e il Sorriso” che avremmo portato in scena di lì a pochi giorni. Quante risate, sano pragmatismo e lavoro si sono concentrati in quelle ore dal sapore epico.
La sera dello spettacolo, il 30 novembre 2013, si scatenò il finimondo. Una pioggia incredibile che riuscì ad oltrepassare il tetto del teatro e a bagnare gli attori sulla scena. Nonostante tutto riuscimmo a portare a casa lo spettacolo e Domenico, nel ruolo del buon “Melucci”, riuscì a strappare applausi e risate.
Negli anni successivi condusse con dedizione il progetto teatrale cui avevamo lavorato insieme ed ebbe la bontà di portare in scena altri miei testi e, per questo, non smetterò mai di ringraziarlo.
Uomo generoso, franco, leale e onesto, Domenico incarnava a pieno i valori delle Istituzioni che amava e che portava nel cuore. Ha combattuto a lungo contro una terribile malattia, ma sino a pochi mesi prima di lasciarci ha continuato a produrre per il teatro. Un amico autentico che, nonostante gli incontri sempre più radi, era sempre pronto ad accoglierti con un sorriso, un abbraccio e una parola buona.
La scomparsa di questi due amici è come una cicatrice. Guardandola si prova dolore, ma contemplandola riaffiorano ricordi e aneddoti che porterò per sempre nel mio cammino.
Questo malinconico lunedì di novembre, spazzato da una fredda tramontana, si è concluso, se possibile, in maniera ancora più drammatica con l’urlo straziante di una madre.
“Ciao amore mio!”, sono le parole di commiato rivolte al povero Paolo, ucciso a 19 anni sotto l’uscio di casa, da una mamma disperata in una piazza dove all’improvviso è calato un gelido silenzio.
Forse questo malinconico lunedì di novembre ci deve servire da monito: il tempo non ritorna e rincorrerlo non serve a nulla.