ANA MACARENA, L’ATTESO RITORNO DI SEMERARO

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22 aprile 2019 di vincenzosardiello

Dopo il grande successo di “Non è adesso. Na’ jé m’” (Rai Eri, 2015), vincitore del concorso “La Giara”, torna finalmente in libreria Daniele Semeraro con il volume Ana Macarena (Castelvecchi, 2018).

Cominciamo con il dire che le aspettative verso Daniele sono altissime e con Ana Macarena le mantiene tutte. L’autore, non da ora, ha dimostrato di possedere un talento cristallino non sufficientemente riconosciuto in un mondo letterario salottiero e autoreferenziale, ma questo è un altro discorso.

Dopo l’intima Martina Franca di “Non è Adesso”, fatta di ricordi e, a tratti, di poesia bucolica, Ana Macarena ci conduce dritto nelle fogne di Bucarest, un mondo infernale abitato da una umanità di derelitti senza futuro e identità. L’unico modo per sopravvivere è anticipare la morte stordendosi con droghe capaci di attenuare persino i morsi della fame. Sono droghe non droghe, si fa in lungo e in largo riferimento all’aerolac, vernice capace di sprigionare vapori micidiali capaci di generare reazioni fisiche molto potenti. Una droga non droga per una vita non vita, si potrebbe riassumere.

Ana è figlia di questo inferno che per lei assume le fattezze di una casa e di una famiglia con cui non perderà mai il legame, accompagnata solo dall’ombra goffa che rappresenta un io ipotetico, quasi una personificazione dell’identità negata, capace di essere un supporto nel vuoto all’interno del quale si muove l’esistenza della protagonista.

Ana non ci sta e, spinta dalla ricerca del fratello Marian, rompe le catene della prigione delle fogne e comincia un lungo viaggio verso l’Italia dove ritroverà quello che cercava e, al contempo, nuove catene molto più forti che la trasformeranno da prigioniera di un destino crudele a schiava della modernità.

Ana per certi aspetti incarna un Cristo fragile, incapace di purificare il mondo, ma allo stesso tempo portatrice di una purezza e di un candore d’animo che resiste alle brutture e ai cinismi contemporanei.

La felicità dura un attimo, il tempo di un sogno in una notte travagliata. Il risveglio è terribile, l’amore solo una dolorosa illusione.

Non ci sono assoluzioni.

“Noi figli delle fogne abbiamo un rapporto particolare col Signore, con la sua opera, con la sua presenza. Per noi Dio è rassegnazione. Siamo nelle sue mani e sappiamo per certo che Lui è grande, come sappiamo che dobbiamo morire. Questa è una delle risposte autoconsolatorie che vi darebbe un bambino delle fogne alla domanda: cosa pensi della tua situazione? Come la vedi? Cosa chiedi a Dio?”

Con “Ana Macarena” Daniele Semeraro ci offre la prospettiva di chi non ha voce, delle vittime invisibili di un mondo sull’orlo del burrone. Dio non c’è, il futuro è altrove.

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