LORO 1

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2 Maggio 2018 di vincenzosardiello

Che il cinema di Paolo Sorrentino sia divisivo è ormai un dato di fatto che non fa altro che amplificare ancora di più, qualora ce ne fosse bisogno, la genialità del regista campano. Loro 1 è il classico esempio di un’opera pienamente riuscita che non convince una buona fetta di pubblico.

In realtà questo primo capitolo non è la biografia di Silvio Berlusconi e non è neanche l’istantanea di noi, cioè il pubblico che guarda l’opera e che è consapevole di non far parte di quella cerchia. Loro 1 è il racconto del desiderio e del suo mutamento dopo anni di televisione commerciale, di rinuncia alla complessità, di sconfitte e di non lotta.

Mentre scorrevano le immagini del film, con corpi perfetti in bella mostra, mi è tornato alla mente il bel libro di Giorgio Falco “Ipotesi di una sconfitta” il cui racconto attraversa il pre e post regno Berlusconiano e parte proprio dal suo feudo. Il libro, che rappresenta un raro condensato di realismo del mondo del lavoro e dell’Italia dagli anni ’80 ad oggi, come si può facilmente comprendere dal titolo si conclude con una sconfitta del protagonista. Nel racconto di Sorrentino invece c’è l’altra faccia della medaglia, chi vuole ribellarsi a questa certezza di fallimento, ad una vita fatta di sole ombre. Si tratta di Sergio Morra, imprenditore/faccendiere che specula sulla bellezza e l’ingenuità di ragazze disposte a tutto pur di emergere.

E proprio la bellezza rappresenta un punto cardinale del film con ragazze bellissime messe in fila che rispondono allo stesso modello e tenute in piedi dal voler fare “la bella vita”. Tutti corpi perfetti ma senza anima. Donne che utilizzano la propria esistenza come bene di consumo, come una risorsa insignificante. Splendidi gusci vuoti animati da una sorta di spirito divino che le conferisce movimento e parole senza riuscire a dare loro un vero senso. Certamente non un dio benevolo, ma neanche maligno. Una divinità indifferente al prossimo e che non ha alcuno slancio positivo.

Di fronte allo spettacolo ributtante degli eccessi è chiaro che una buona fetta di pubblico abbia voluto prendere le distanze da ciò che vedeva, ma Sorrentino era lì pronto a sbatterci in faccia la realtà di questi anni e quelli che in fondo sono i nostri desideri più nascosti e inconfessabili. Loro in realtà sono i noi che ce l’hanno fatta e che da squali hanno divorato tutto ciò che li circonda togliendoci il bene più prezioso: il senso e la voglia di vivere.

Così per i protagonisti il sesso, la droga e persino il cibo diventano dei diversivi per far passare il tempo sino all’occasione per avere di più pur nella consapevolezza che “avere tutto non sarà mai abbastanza”.

E noi, dove siamo? Noi siamo come quella pecora che all’inizio del film guarda una tv dove scorrono immagini senza tempo e subisce senza reagire le decisioni folli che provengono da qualcuno che sembra essere al di fuori della sua vita.

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