UNIVERSO ADIMENSIONALE – STAGIONI E SPAZIALISMI TRANSGEOMETRICI

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5 settembre 2016 di vincenzosardiello

MANIFESTOE’ in corso a Montepulciano, sino al 30 settembre, presso la Fortezza Medicea la mostra Universo Adimensionale – Stagioni e Spazialismi Transgeometrici. L’esposizione è stata presentata ufficialmente venerdì 2 settembre. A seguire la relazione pubblicata nel catalogo.

Ciascun volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro,
perché oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è,
e non ce n’è stato un altro uguale al mondo.
L’identità è solo nella nostra anima.
(Fernando Pessoa – Il libro dell’inquietudine)

Per quanto il mondo possa presentarsi complesso, caotico e per certi aspetti assurdo, esistono dei concetti che appartengono ad ogni uomo a prescindere da razza, religione, livello culturale e appartenenza sociale. Uno di questi concetti è lo scorrere delle stagioni. È assolutamente intuitivo che dopo la primavera venga l’estate, seguita dall’autunno e dall’inverno per poi ricominciare in un ciclo sempre uguale, quasi banale, e allo stesso tempo essenziale per la sopravvivenza degli uomini. L’essere presenti all’interno di questo meccanismo rende il nostro sguardo disincantato nei confronti di ciò che ci circonda privandoci della complessità in cui siamo immersi. L’arte ha avuto sin dalle sue primitive espressioni grande attenzione verso le forme esterne all’uomo ed in particolare il paesaggio continua ad essere un elemento ispiratore per l’artista che cerca di catturare l’unicità di un istante. Questa mostra di Agathos si pone il difficile obiettivo di costruire delle narrazioni contemporanee su un tema classico della storia dell’arte giungendo nella difficile impresa di dare identità e colore al tempo non analizzato come causa, ma considerato come soggetto. Carlo Franzoso, in arte Agathos, nella sua duplice veste di matematico e artista, utilizza un metodo di rappresentazione del mondo incentrato su un lessico inedito, la transgeometria, che riesce a dare forma e contenuto al visibile ed invisibile con uno stile che indaga la realtà dalle fondamenta. L’assunto preliminare da cui parte Agathos è che la matematica rappresenti lo strumento più puro in possesso degli uomini per descrivere il mondo, sia nella componente concreta che nella sua essenza astratta. Un assunto che raggiunge un tono quasi metafisico, che porta l’artista a dichiarare in più occasioni che la matematica sia il linguaggio con cui Dio ha costruito l’universo.

Da sinistra il Presidente delle Cantine Icario Michele Cicchetti, Agathos (Carlo Franzoso), il curatore Vincenzo Sardiello, l'Assessore Franco Rossi e la Presidente della Fondazione Cantiere Internazionale d'Arte Sonia Mazzini

Da sinistra il Presidente delle Cantine Icario Michele Cicchetti, Agathos (Carlo Franzoso), il curatore Vincenzo Sardiello, l’Assessore Franco Rossi e la Presidente della Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte Sonia Mazzini

Il primo presupposto di questo affascinante percorso tuttavia si trova nell’accettazione, tutt’altro che scontata per uno scienziato, dei limiti del sistema matematico che, reggendosi su principi indimostrabili, necessita di una fede cieca che, nel corso del secolo scorso, si è dimostrata a volte malriposta generando contraddizioni e cortocircuiti. Per superare queste difficoltà Agathos guarda a un sistema logico che ammette la compresenza di elementi tra loro di significato opposto senza cadere in contraddizione. La soluzione a cui approda è la logica fuzzy che, sostituendo il principio di verità con quello di adeguatezza, permette di attribuire a ciascuna proposizione un grado di verità compreso tra 0 e 1 cancellando, di fatto, dal vocabolario dello scienziato e dell’artista il concetto di verità.
La matematica rappresenta solo un tassello della transgeometria che, come si può facilmente dedurre dal nome, si spinge anche oltre la geometria classica e lo fa guardando alla scienza del XX secolo che ha rivoluzionato i concetti di spazio e tempo. Con l’avvento delle teorie einsteniane sulla relatività la visione di uno spazio inteso come una superficie piana si dimostra essere inadeguata per descrivere l’universo. Occorre andare oltre, trovare una nuova geometria capace di descrivere uno spazio molle che si deforma in presenza di una massa e che sia in grado di descrivere le superfici di spazi curvi di tre dimensioni o più. Per giungere a questo è necessario negare il quinto postulato di Euclide, stravolgendo di fatto, tutto l’apparato conoscitivo classico. Altre certezze vengono demolite dai fisici pionieri della meccanica quantistica con una inedita rappresentazione del mondo basata sul comportamento degli elementi fisici su scala atomica e subatomica. Dai loro studi si giunge all’elaborazione di tre principi che sono concettualmente rivoluzionari: 1) le informazioni contenute in qualsiasi sistema sono sempre finite e limitate; 2) la situazione di un sistema non è data esclusivamente dalla storia che l’ha prodotto; 3) la conoscibilità di un sistema è data nella misura delle sue relazioni. La portata di queste tre intuizioni ha un impatto formidabile sul nostro approccio al mondo conoscitivo dimostrando che la realtà, intesa non solo dal punto di vista dei fenomeni fisici, può essere conosciuta solo su base probabilistica.
La straordinaria considerazione che possiamo trarre da tutto questo è che, in fondo, noi non viviamo l’universo per come ci viene descritto dalla fisica e dalla matematica, ma compiamo le nostre esistenze trasportati dai sensi e dalle relazioni umane. Di fronte a quest’apparente contraddizione, che tuttavia tiene in equilibrio le nostre vite altrimenti prive di senso, si inserisce la transgeometria che rappresenta lo sforzo estremo di umanizzazione di principi e concetti altrimenti incomprensibili.
La transgeometria si sviluppa in uno spazio a cinque dimensioni che, oltre a lunghezza, larghezza, profondità e spazio-tempo, ha una quinta coordinata di tipo qualitativo, legata alle proprietà cromatiche sul range [0,1], e assume valore “0” se il punto ha il colore bianco assoluto e “1” se ha il colore nero assoluto. La quinta coordinata, in altre parole, rappresenta la colorazione di un punto ed è la sua “individuazione”, la sua unicità. In questo contesto gioca un ruolo chiave lo spettatore perché il colore è legato ad una percezione che non è identica per ogni individuo e di conseguenza l’opera muta a seconda dell’osservatore.
Agathos ha un bagaglio artistico consolidato nelle esperienze dei grandi maestri del Novecento ed in particolare Mondrian, Kandinskij e Fontana. Il suo sforzo di andare oltre lo conduce a rappresentare la realtà negli elementi essenziali, frazionando il mondo in campi di forza che rappresentano le leggi base della natura dove domina il principio dell’equilibrio. Di fatti, la transgeometria si inserisce nel solco concettuale tracciato dallo spazialismo ma, a differenza di Lucio Fontana, Agathos non ha bisogno di lacerare la tela per trovare altro rispetto alla bidimensionalità ma è costruttore di nuove dimensioni.
Lo sforzo è notevole ed è teso a costruire un nuovo paradigma interpretativo che schiaccia tutte le certezze e tutte le verità, permettendo di dare una rappresentazione concreta in forma grafica sia di elementi visibili, le stagioni nel caso di questa mostra, che di elementi invisibili, come le leggi fisiche.
Le Stagioni vengono rilette transgeometricamente da Agathos utilizzando materiali meno nobili, quasi banali, che entrano spesso nelle nostre vite senza che noi ci facciamo troppo caso. Quasi a voler richiamare la ciclicità banale, per ogni stagione sono state realizzate 4 opere acriliche su cartone telato rievocando una aritmetica spesso insegnata ai bambini, chiamata appunto aritmetica delle stagioni. Le semplici operazioni aritmetiche in questo meccanismo conducono a risultati matematici contrari alla logica comune. L’artista, in questo percorso espositivo, sembra dare un monito agli osservatori che, assuefatti dalle rappresentazioni dell’esistenza spesso stanche e ripetitive, possono giungere a conclusioni coerenti con il sistema, ma assolutamente inadeguate rispetto alle logiche dell’universo o più semplicemente della società.
La transgeometria si basa su una semiologia complessa, che mescola astrattismo e arte concreta, e designa un universo in cui le leggi fisiche e matematiche vengono applicate in una descrizione puntuale ed irriverente del mondo di cui lo spettatore scopre all’improvviso di non conoscere nulla e che disvela la realtà nella sua complessità rendendo chi osserva scienziato o, forse, artista.
Lo spazialismo transgeometrico, per sua natura, si presenta come un discorso aperto che, contrariamente a molte avanguardie storiche, riesce ad associare a sé artisti dalle espressioni grafiche differenti. È nata così l’idea di proporre un manifesto intorno al quale sono convogliate giovani forze del mondo dell’arte che hanno condiviso gli aspetti ideali e metodologici proposti e per la prima volta espongono le loro opere con Agathos.

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