IL CAPITALE DISUMANO

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20 ottobre 2014 di vincenzosardiello

444Avete scommesso sulla rovina del nostro paese e avete vinto… 

In una stanca domenica di metà ottobre, sotto gli ultimi raggi di sole di una estate tardiva e scoraggiato da un sorprendente “tutto esaurito” al cinema per il film “Il giovane favoloso”, mi rifugio in una proiezione privata del film “Il capitale umano” di Virzì in corsa come miglior film straniero ai prossimi Oscar.

Parto da un presupposto fondamentale: avevo una aspettativa molto alta verso questa pellicola.

Il film, nonostante l’eccellente prova attoriale dei protagonisti, non è un buon prodotto. Innanzitutto la sceneggiatura ha voluto adattare dei temi tipici della realtà americana alla provincia brianzola, snaturando, e non di poco, la forza rappresentativa dei personaggi.

Il risultato è la freddezza dei soggetti che sembrano vivere in un altro luogo e in un altro tempo rispetto al racconto della loro vita. Lo sviluppo è farraginoso, ridondante, pieno di dettagli inutili che rendono il film meno convincente e a tratti noioso, sovrastato da un clima infausto che sembra inghiottire tutti i protagonisti in una spirale senza speranza e soprattutto senza alcun senso logico.

La frase che ho riportato in cima è l’elemento più interessante del film, quando una signora ingenua e alla ricerca di una propria identità intuisce per un istante lo squallore che si nasconde dietro al mondo fatto di tanto scintillio e di finzioni.

La rovina del Paese però non si vede nel film perchè la rovina è rappresentata proprio dai personaggi che sono messi in primo piano che non sono assolutamente in grado di provare un minimo di empatia verso il mondo circostante.

Un film presuntuoso che, con il piglio tipico di chi pensa di avere qualcosa di originale da dire, scivola verso la banalità ed il luogo comune.

Ma nello stesso stanco pomeriggio ottobrino scopro anche che un signore toscano di 39 anni è in una nota trasmissione televisiva e, atteggiandosi a statista, spiega quali sono i mali del paese e le sue fantasmagoriche soluzioni per risollevare le nostre sorti.

L’Italia ha bisogno di salvatori della Patria che pur non avendo un minimo di cognizione su cosa fare è sufficiente assumano un piglio autoritario e decisionista per innamorarsene alla follia.

Allora forse scopriamo che ad aver scommesso sul fallimento del nostro paese siamo stati proprio noi che non siamo degni della bellezza e della cultura che ci circonda.

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