I NOSTRI RAGAZZI

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9 settembre 2014 di vincenzosardiello

50276Ho sempre pensato che nel cinema esistano fondamentalmente due tipi di film: le opere geniali, che sono sempre più rare, e i film utili. Mentre i primi hanno un valore che supera di gran lunga le barriere dello spazio e del tempo perchè parlano direttamente con l’interiorità dell’uomo, i secondi inquadrano aspetti peculiari del contemporaneo con folgorante lucidità. Appartiene sicuramente a questa seconda categoria il film “I nostri ragazzi” di Ivano de Matteo che inchioda davanti allo schermo una intera generazione di padri e madri allo sbando nella nostra modernità liquida.

La storia racconta la vita di due famiglie: una composta da Paolo, brillante medico, da sua moglie Clara, impiegata nei beni culturali, e dal loro figlio adolescente Michele, nell’altra famiglia troviamo Massimo, avvocato di successo, Sofia, moglie di seconde nozze, Benedetta, figlia adolescente nata dal precedente matrimonio, ed un bambino ancora in fasce.

Massimo e Paolo sono fratelli, hanno caratteri opposti: il primo uno squalo dei tempi moderni che pur di raggiungere i propri obiettivi è disposto a non guardare in faccia a nessuno, mentre Paolo è un timido e coscienzioso medico idealista che svolge con scrupolosità il proprio lavoro in ospedale.

Le vite delle due famiglie scorrono su due binari paralleli, scanditi dalla cena mensile fissata sempre nello stesso locale d’élite e sempre nello stesso giorno. Durante il pasto scorre inesorabile l’astio di Clara nei confronti di Sofia ed il rancore ed il pregiudizio di Paolo nei confronti di Massimo.

La normalità viene turbata da un omicidio. I figli adolescenti delle coppie si rendono protagonisti di un pestaggio di assurda ferocia nei confronti di una barbona che a causa delle percosse morirà. Una telecamera di sicurezza li filma. Sembrano non esserci prove sufficienti per incastrarli, ma i genitori scoprono che gli autori dell’omicidio sono loro.

Che fare?

Questa domanda diventa il perno dell’intero film. Il mosaico delle fragilità e delle criticità presenti nelle famiglie sembra esplodere. Si genera un vortice che risucchia tutti e tutto. La cortina di incomunicabilità presente nei contesti familiari anzichè dissolversi sembra infittirsi ancora di più. Gli equilibri fragili vanno in mille pezzi ed emerge la completa mancanza di coscienza sulla reale identità dei propri figli, e poi, in ultima analisi di se stessi.

Le prime reazioni sono rappresentate dalla rassicurante abitudine. L’avvocato si mette alla ricerca di soluzioni per mettere una pezza sulla situazione, mentre Paolo, il più introverso, si rifugia nel suo mutismo e nella sua assenza nella presenza.

Proprio questo loro atteggiamento, fa esplodere ancor di più le contraddizioni presenti in questa storia, ma qui comincia un percorso all’inverso, una vera e propria metamorfosi kafkiana in cui i ruoli dei due fratelli cominciano ad invertirsi e l’uno sembra sempre più diventare l’altro.

Un film che tiene con il fiato sospeso lo spettatore sino alla fine. I personaggi sono tutti definiti in maniera molto efficace.

Ottimo il cast composto da Luigi Lo Cascio, Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Barbora Bobulova, Rosabell Laurenti Sellers e Jacopo Olmo Antinori capaci di dare corpo e voce ad un dramma che racconta molto della nostra quotidianità.

Inevitabilmente si esce con un groppo in gola dalla sala cinematografica con una grande rabbia per una generazione di genitori e figli incapaci di vivere in maniera adeguate le proprie esistenze. Peccato che a quella generazione si ha la consapevolezza di appartenere.

Un film da vedere e da far vedere.

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